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PER LA TRANSIZIONE FONDAMENTALE IL RUOLO DELLE AZIENDE AGRICOLE: SERVONO POLITICHE DI STOSTEGNO ALLA FILIERA

intervista a ENRICO ALLASIA, PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA CUNEO

Cambiamenti climatici e caro energia: la crisi nella crisi. Qual è la situazione dell’agricoltura italiana e quali sono i settori più colpiti?

Purtroppo gli effetti del cambiamento climatico, la crisi pandemica del 2020 ed il conflitto russo-ucraino stanno influenzando pesantemente tutta l’agricoltura italiana. In Piemonte i settori del riso e dei cereali sono tra i più colpiti, avendo accusato l’effetto della siccità dei mesi estivi, con un aumento considerevole dei costi per l’irrigazione. Da segnalare anche le difficoltà per il comparto ortofrutta, dove, in piena stagione di raccolta, la situazione sta diventando insostenibile: si è innescata una miscela esplosiva tra costi di produzione triplicati, effetti delle calamità naturali, quotazioni all’origine insoddisfacenti, a cui si è aggiunta anche la richiesta di alcuni gestori di energia per avere pagamenti in anticipo o garanzie attraverso fideiussioni. Problemi anche per la filiera del legno-arredo, che accanto all’aumento dei costi di produzione si trova a fare i conti con l’impennata degli oneri legati alla logistica e con la tendenza dei Paesi esportatori a utilizzare le produzioni nazionali per rispondere alla domanda interna. Se non si mettono in atto misure immediate a livello nazionale e straordinarie in ambito europeo sul costo del gas, dell’energia elettrica e del gasolio, l’Italia rischia una grave recessione. È necessario un intervento straordinario dello Stato per coprire parte degli oneri di produzione in capo alle aziende agricole, al fine di evitare di assistere ad un aumento incontrollato dei prezzi dei prodotti, con un effetto a caduta sui consumatori, o addirittura ad un taglio dell’attività produttiva. Inoltre, per permettere alle nostre imprese di essere competitive, sono auspicabili interventi volti a ridurre la pressione fiscale e contributiva sulla manodopera e una proroga della moratoria dei mutui per le aziende agricole.

"Da segnalare anche le difficoltà per il comparto ortofrutta, dove, in piena stagione di raccolta, la situazione sta diventando insostenibile"

Al settore agricolo sono già stati chiesti tanti sforzi in termini di transizione verso sistemi agricoli e alimentari più sostenibili. C’è il rischio di vedere vanificati i risultati raggiunti? Quali interventi le Istituzioni, nazionali ed europee, dovrebbero mettere in atto, tanto per gestire questa congiuntura emergenziale quanto per portare a compimento la transizione ecologica in agricoltura?

Per favorire la transizione verde ci sono due fattori da considerare: il ruolo delle aziende agricole, non adeguatamente valorizzato, e quello dell’innovazione e della tecnologia. Le nostre aziende negli ultimi anni investito molto sulla sostenibilità anche attraverso il ricorso alle energie rinnovabili e al crescente impiego delle tecnologie innovazione in agricoltura. Un esempio virtuoso è rappresentato dagli ingenti investimenti del settore primario negli impianti di cogenerazione da biogas, grazie agli incentivi statali dedicati. Occorre, però, dare continuità a questo percorso, definendo un quadro normativo che incoraggi lo sviluppo di nuovi impianti e assicuri il proseguimento dell’attuale produzione di energia rinnovabile. Purtroppo continuiamo a scontrarci con una visione limitata da parte del Governo su questo tema, con il rischio di veder vanificati gli sforzi fatti dalle aziende agricole in questi anni. Si pensi alla bozza del decreto FER 2, dedicato agli incentivi per le rinnovabili innovative: il provvedimento, nella sua versione attuale, impone vincoli che impediranno la produzione di energia rinnovabile nel comparto agricolo, proprio quando le agroenergie potrebbero contribuire a superare l’attuale crisi. O ancora sul fronte dei sostegni della misura PNRR “Parco Agrisolare”: il vincolo sull’autoconsumo interno non va nell’auspicata direzione di potenziare le rinnovabili. Saranno poi la ricerca scientifica, lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione ad agevolare in maniera sostanziale la transizione verso processi produttivi a minore impatto ambientale che puntino a una maggiore efficienza dell’intero sistema di produzione e trasformazione, permettendo al contempo una progressiva riduzione di costi di medio e lungo termine. Anche in questo caso sarebbe auspicabile che si arrivasse alla stabilizzazione delle agevolazioni per l’agricoltura 4.0, al fine di sostenere la propensione agli investimenti delle aziende in innovazione.

 

"Le nostre aziende negli ultimi anni hanno investito molto sulla sostenibilità anche attraverso il ricorso alle energie rinnovabili e al crescente impiego delle tecnologie innovative in agricoltura. Purtroppo continuiamo a scontrarci con una visione limitata da parte del Governo su questo tema, con il rischio di veder vanificati gli sforzi fatti dalle aziende agricole in questi anni"

Attraverso le risorse stanziate nel Pnrr l’agricoltura potrà svolgere un ruolo importante in termini di aumento dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili. È possibile accelerare la realizzazione di questi interventi?

Negli ultimi vent’anni la produzione di energie rinnovabili ha segnato un importante incremento grazie all’impegno del settore primario. Particolare attenzione oggi assume la produzione di energie rinnovabili in ambito agricolo finalizzata sia al soddisfacimento della domanda di energia del settore che alla vendita. In questo quadro, tra le diverse possibilità disponibili in Italia, emergono la produzione elettrica da biogas, fotovoltaica e, guardando ancora più avanti negli anni, l’utilizzo in agricoltura dell’idrogeno verde prodotto da fonti rinnovabili come alternativa pulita ai combustibili fossili tradizionali. Per esprimere al meglio le potenzialità del settore primario nella produzione di energia rinnovabile è fondamentale proporre alle aziende agricole investimenti mirati allo sviluppo di impianti, in particolar modo fotovoltaici o biogas, che coinvolgano anche i sistemi di trasformazione e distribuzione, oltre a quelli di produzione. Come sta avvenendo nel caso del sequestro di carbonio e del carbon farming, gli investimenti in agroenergia diventano parte integrante dell’attività imprenditoriale. Inoltre, le energie rinnovabili ed il loro utilizzo nel settore dei trasporti possono aumentare la sostenibilità dei sistemi in un’ottica di economia circolare. In questo senso, il collegamento tra logistica e agroenergie sarà sempre più importante, oltre a divenire parte integrante della produzione e del reddito agricolo.

In corso di conversione del decreto c.d. “Pnrr–2” è stato approvato un emendamento che prevede l’emanazione da parte del Ministero dell’Agricoltura di un decreto attuativo, che dovrà individuare i casi e le condizioni per l’utilizzo delle tecniche di agricoltura di precisione intelligenti. Come mai l’agricoltura di precisione è ancora così poco sviluppata in Italia?

L’Italia sconta un ritardo importante, ma negli ultimi anni le imprese agricole hanno iniziato ad investire maggiormente nell’innovazione tecnologica. Nel nostro Paese, la superficie coltivata con tecniche di agricoltura 4.0 è del 6%, una percentuale raddoppiata soltanto nell’ultimo anno. Ciò grazie anche ai provvedimenti del Governo, sollecitati da Confagricoltura, a favore di questa svolta che ha permesso oggi al 60% delle imprese agricole italiane di adottare almeno un’innovazione 4.0. La necessità di produrre di più per garantire maggiore sicurezza alimentare, e al contempo minore impatto sull’ecososistema, spingono il settore primario a un profondo cambiamento. In questo processo di transizione ecologica e di autonomia delle filiere, le biotecnologie hanno ruolo importante, al pari dell’innovazione e della ricerca, che devono portare a un nuovo modello di agricoltura. L’agricoltura di precisione diviene, quindi, uno strumento fondamentale al fine di perseguire gli obiettivi della strategia Farm to Fork e, più in generale, del Green Deal europeo, consentendo di diminuire il consumo di input a vantaggio della sostenibilità ambientale e della produttività.

"È ormai necessario riconoscere agli agricoltori sia a livello normativo che in termini remunerativi questo fondamentale apporto alla comunità, incentivando allo stesso tempo le aziende a crescere e a creare reddito, attraverso politiche di sostegno alla filiera"

La Commissione Agricoltura del Senato, nella Legislatura appena terminata, aveva cercato di approvare un disegno di legge per il riconoscimento dell’agricoltore come “custode dell’ambiente”, con la previsione anche di incentivi e premialità. Un’occasione mancata?

Sì, è un’occasione mancata, perché il disegno di legge aveva tra gli obiettivi quello di valorizzare il contributo dell’agricoltura in termini di tutela dell’ambiente. Nell’immaginario comune l’agricoltore spesso viene visto come mero “produttore di cibo”, mentre in realtà la sua attività è molto più complessa: attraverso la realizzazione di opere di manutenzione, di prevenzione idrogeologica e di protezione del paesaggio, offre un contributo fondamentale per la salvaguardia del territorio. Per questo è giusto definirlo “custode dell’ambiente”. Un lavoro, quello dell’agricoltore, dalla forte valenza sociale che, però, viene svolto in maniera professionalizzata solamente da una parte marginale: sebbene l’agricoltura sia uno dei settori trainanti dell’economia a livello mondiale, infatti, solo l’1-2% degli agricoltori ha un’azienda performante le cui dimensioni permettono di essere presente attivamente nel mercato, creare ricchezza, generare valore aggiunto e posti di lavoro. La restante parte, invece, vive di autosussistenza. È ormai necessario riconoscere agli agricoltori sia a livello normativo che in termini remunerativi questo fondamentale apporto alla comunità, incentivando allo stesso tempo le aziende a crescere e a creare reddito, attraverso politiche di sostegno alla filiera.

 

 

 

ENRICO ALLASIA

Presidente di CONFAGRICOLTURA Cuneo

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