intervista a CRISTIAN- SILVIU BUsOI, PRESIDENTE DELLA Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia DEL PARLAMENTO EUROPEO
Presidente Busoi, la crisi energetica sta mettendo a dura prova la resilienza dei Paesi europei. Da questo punto di vista, il fattore tempo sarà cruciale. Come intende la Ue rispondere unitariamente a questa emergenza, in termini di priorità e tempistiche d’intervento?
L’energia è un elemento fondamentale per il benessere dei nostri cittadini e dell’economia, ecco perché quando si verificano degli shock al sistema l’effetto si fa sentire ovunque. La questione energetica è in cima all’agenda politica dell’Unione, e le autorità competenti sono costantemente impegnate ad approvare misure straordinarie per affievolire gli effetti negativi nel breve termine. La crisi sta mettendo a dura prova la solidarietà dell’Unione, che finora sta resistendo ai continui tentativi di rottura. Prima la pandemia, adesso la guerra in Ucraina. I legislatori sono consapevoli che stanno chiedendo enormi sforzi ai cittadini. Si tratta di sacrifici volti a perseguire il bene di tutti e, da questo punto di vista, i cittadini europei stanno mostrando straordinari livelli di impegno. Ci aspettiamo che la Commissione europea porti avanti un’azione decisiva e che gli Stati membri concordino misure immediate per ridurre l’impatto della crisi in corso.
"'Ci aspettiamo che la Commissione europea porti avanti un’azione decisiva e che gli Stati membri concordino misure immediate per ridurre l'impatto della crisi in corso"
Questa crisi ha messo in evidenza la necessità di un ripensamento strutturale del mercato energetico europeo. Cosa ci ha insegnato questa crisi in termini di errori (o sottovalutazioni) da non ripetere? Quali saranno gli elementi portanti della riforma annunciata dalla presidente Ursula Von Der Leyen?
L’energia è diventata una parte giuridicamente importante del sistema UE sono nel 2010 con il Trattato di Lisbona. Per questo motivo, la maggior parte dei nostri acquisti in materia di energia si sono basati su scenari del mercato interno dei diversi Stati o su aspetti strettamente ambientali.
In effetti, l’energia è di importanza strategica per la indipendenza dei Paesi UE, ma questa crisi ci ha dimostrato che dobbiamo ripensare le nostre strategie se dobbiamo cercare un approccio europeo al mix energetico, che al momento è di competenza esclusiva degli Stati membri.
Dobbiamo essere più realistici nel definire le reali esigenze infrastrutturali per consentire la libera circolazione dell’energia tra gli Stati membri, dobbiamo smettere di fingere che la chiusura delle centrali nucleari in uno Stato membro non abbia un impatto sui prezzi pagati nei Paesi vicini.
Inoltre, vorrei sottolineare che mentre la guerra ha amplificato la situazione dei prezzi, l’attuale struttura del mercato dell’elettricità (quella collegata al prezzo del gas) è stata una decisione deliberata per creare un mercato in cui le fonti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio sarebbero state meglio remunerate, al fine di aumentare la loro quota nel mix energetico dell’UE, proprio perché collegato alla materia prima con il prezzo più alto sul mercato. In questo senso, è stato un successo, poiché la quota di rinnovabili non è mai stata così alta prima d’ora a livello UE. Ma questa scelta – dobbiamo riconoscerlo – ha prodotto una situazione di profitti inattesi per i produttori di rinnovabili mai visti prima. Senza dimenticare che tali extra profitti non vengono utilizzati né per aumentare la produzione nazionale a basse emissioni di carbonio (anche a causa dei molteplici problemi di autorizzazione,) né per ridurre l’onere sui consumatori. Per questo motivo, questo aspetto deve essere esaminato e rivisto alla luce delle evidenze generate dalla crisi. Ci aspettiamo che il Presidente VDL presenti delle proposte per attenuare questi effetti indesiderati e speriamo che nei prossimi mesi si apra la discussione sui processi di ridefinizione del mercato dell’energia per risolvere questi problemi. Ma non dovremmo confondere le misure di emergenza a breve termine con le soluzioni politiche e strategiche a lungo termine, quelle che sono necessarie per un mercato dell’energia UE, equilibrato e sostenibile.
"Dobbiamo essere più realistici nel definire le reali esigenze infrastrutturali per consentire la libera circolazione dell'energia tra gli Stati membri"
Nonostante l’Europa stia dando prova di grande compattezza, non mancano “voci dissonanti”, di chi invoca un ripensamento delle tempistiche definite dal Green Deal europeo così come della tabella di marcia della transizione ecologica prevista nel NGEU. Qual è la posizione della Ue: in questo momento serve accelerare o rallentare la transizione green?
L’attuale crisi ci ha messo in una situazione in cui il Green Deal ha più senso che mai. La priorità dell’Unione è superare la dipendenza tossiche da fornitori che si sono dimostrati inaffidabili. Questo percorso di “svezzamento” va di pari passo con l’aumento della nostra capacità di generazione di energia rinnovabile e a basse emissioni di carbonio, una maggiore elettrificazione della maggior parte dei settori economici e un approccio coerente e coordinato in merito alle importazioni di energia. L’Unione ha messo in atto un piano ambizioso, non c’è bisogno di rivisitarlo. Alcune parti saranno velocizzate, perché la situazione ci costringe a farlo. Altre parti saranno sospese, così come saranno introdotte misure straordinarie per garantire, nel prossimo inverno, calore e illuminazione nelle nostre case e per la produzione industriale. Ciò detto, l’impianto complessivo del Green rimane valido.
In Italia, così come in diversi Paesi della Ue, il caro bollette sta provocando tensioni economiche e sociali, che rischiano di acuirsi con l’arrivo dell’autunno. C’è preoccupazione per questa situazione?
Questa è una delle principali preoccupazioni a tutti i livelli dell’Unione. Confido che tutti gli Stati membri e la Commissione condividano la stessa preoccupazione del Parlamento. Ai cittadini europei è stato chiesto di pagare un prezzo molto alto a seguito dell’aggressione da parte della Russia. Nonostante ciò, i cittadini stanno dimostrando una straordinaria solidarietà nei confronti dell’Ucraina e tra di loro. Questo atteggiamento agevola la nostra azione per superare questa tempesta. Per questi motivi posso affermare con orgoglio di essere europeo. La nostra speranza è che presto gli eventi volgano al meglio. Da parte nostra, stiamo lavorando alacremente per raggiungere questo risultato.
"L’attuale crisi ci ha messo in una situazione in cui il Green Deal ha più senso che mai "
In questo difficile momento storico per il nostro Continente, ognuno è chiamato a fare la sua parte per superare la crisi. Si sta pensando a politiche “attive” per coinvolgere i cittadini europei, in modo da incoraggiare abitudini di vita più sostenibili?
Ogni piccolo gesto rappresenta un importante aiuto nella giusta direzione. I politici, i leader, le figure carismatiche della comunità dovrebbero parlare di più con i cittadini e mostrare loro la strada: in pratica, dare il buon esempio. In generale, c’è ancora molto lavoro da fare per garantire che le persone comprendano quali sono i modi più efficienti per risparmiare energia. La situazione ci impone anche di essere realistici e capire che dobbiamo anche offrire ai nostri cittadini modi concreti per risparmiare sul consumo elettrico e di gas, alternativi alla soluzione di spegnere le luci o il riscaldamento. Penso, ad esempio, a incentivi per programmi di finanziamento, trasporti alternativi migliori, assicurando che anche l’edilizia sociale sia efficiente dal punto di vista energetico, ecc..
