intervista a GILberto dialuce, presidente di enea
Presidente Dialuce, dinanzi l’attuale crisi energetica l’Europa sta chiedendo a tutti i Paesi membri uno grande sforzo per accelerare il percorso in termini di riduzione dei consumi, efficientamento energetico, indipendenza dai combustibili fossili. Rispetto a questi tre importanti obiettivi, qual è il punto di partenza dell’Italia e quale la direzione da seguire?
Indipendentemente dalla crisi energetica ed economica attuale, consumare di meno e meglio è un obiettivo fondamentale da perseguire per attuare le politiche di decarbonizzazione e di transizione energetica.
Con specifico riferimento al gas, il 5 agosto u.s. è stato emanato un Regolamento UE che richiede che ciascun stato membro implementi, in forma cautelativa, un piano di misure e azioni volontarie finalizzate alla riduzione dei consumi gas del 15%, che a livello nazionale corrisponde a circa 8,3 miliardi di metri cubi. Nel caso di situazioni di emergenza dichiarate dal Consiglio europeo, entrerebbero in campo misure di tipo obbligatorio che per l’Italia si tradurrebbero in un taglio della domanda del 7%, anche se usufruiremo di un “bonus” considerato l’obiettivo di stoccaggio gas raggiunto (l’82% a fine agosto u.s.).
La dipendenza nazionale dal gas russo è scesa in sei mesi dal 40% (circa 30 miliardi di metri cubi importati nel 2021) all’attuale 18%. Il Ministro Cingolani ha di recente presentato il pacchetto di interventi al centro del piano di risparmio gas per il settore residenziale sia pubblico sia privato.
Insieme al piano di risparmio vi sono ulteriori misure allo studio del governo per interventi per assicurare gas (circa 2 miliardi di metri cubi) ed elettricità (circa 18 terawattora) a prezzi più favorevoli a imprese energivore e gasivore, ed è in corso la discussione a livello europeo sull’introduzione di un tetto al prezzo del gas.
In un mercato interconnesso non sono infatti attuabili tetti nazionali, anche immaginando di derogare transitoriamente alle regole europee del mercato dell’energia. Servono, pertanto, azioni comunitarie condivise accompagnate da campagne di riduzione dei consumi ed interventi di sostegno alle imprese, tenendo conto dei cicli di produzione, dell’incidenza del gas su unità di prodotto e della categoria di impresa.
L’Enea ha un ruolo determinante in questo momento per traghettare il Paese verso la transizione green. Al riguardo, le pongo due domande. La prima: l’Italia può ambire nel prossimo futuro ad avere un sistema energetico 100% di energia green? La seconda: non basta avere un potenziale di energia rinnovabile da sviluppare, sono necessarie (e fondamentali) adeguate tecnologie per riuscire ad utilizzare al meglio le risorse naturali. Da questo punto di vista, che percorso intravede per l’Italia?
L’obiettivo da traguardare è la neutralità climatica al 2050, ossia l’indipendenza dai combustibili fossili. Ciò implica la costruzione di un mix energetico basato su tecnologie green, guardando alle rinnovabili nel breve periodo e a nuovi vettori ed altre tecnologie, tra cui l’idrogeno, la CCS , l’uso delle biomasse, produzione di calore da rinnovabili, dato che fare il passo ulteriore dal 2030 alla metà del secolo con le sole tecnologie attuali sarà sempre più sfidante. Si stanno anche studiando impianti nucleari di quarta generazione e su una prospettiva più lunga, la fusione nucleare. Serve inoltre investire sulle tecnologie per lo storage energetico per la gestione ottimale delle rinnovabili e per garantire l’accumulo stagionale in una prospettiva di abbandono del gas naturale. Centrale per il percorso di transizione energetica è anche l’implementazione delle tecnologie digitali e ICT al fine realizzare sistemi energetici interconnessi, resilienti e flessibili che superino i tradizionali confini tra domanda e offerta. La strategia nazionale è tracciata dal PNRR che prevede misure, interventi ed investimenti significativi nel settore della rivoluzione verde, ossia energie rinnovabili e idrogeno, dell’efficienza energetica e della digitalizzazione.
“In un mercato interconnesso non sono infatti attuabili tetti nazionali, anche immaginando di derogare transitoriamente alle regole europee del mercato dell'energia"
A seguito dell’impennata dei prezzi del gas diversi paesi europei, compresa l’Italia, hanno fatto un maggiore ricorso al carbone. Quanto sta incidendo questa decisione a livello di emissioni climalteranti? Rischiamo di dover rivedere la tabella di marcia definita dal Green Deal?
La soglia di prezzo di allarme è già superata; prezzi così alti non sono sostenibili a lungo per le imprese e le famiglie. In Europa si lavora ad un accordo per varare misure di emergenza per contenere i prezzi ed impostare una riforma del mercato dell’elettricità. Una parte dei miliardi di metri cubi l’anno di gas da risparmiare per il prossimo inverno arriverà anche dall’impiego di combustibili alternativi sebbene per periodi limitati. Ciò si traduce in un maggiore ricorso al carbone nelle centrali esistenti per un tempo contenuto, al massimo i prossimi due anni, nell’ambito dei limiti di emissione vigenti: quindi l’impatto in termini ambientali è molto ridotto. Contemporaneamente occorre spingere ed accelerare sulle rinnovabili, ed in generale sulle tecnologie green, al fine di conseguire i target fissati a livello europeo e nazionale in termini di decarbonizzazione del sistema energetico.
In Italia si sta parlando di nuovi gasdotti e rigassificatori. Oggettivamente, in quanto tempo potrebbero essere operativi? Quali potrebbero essere le corrispondenti alternative “green”?
La realizzazione e l’utilizzo dei due rigassificatori galleggianti sul territorio nazionale (Ravenna e Piombino) consentirebbe di ridurre ulteriormente la dipendenza dal gas russo, aumentando la capacità di import di GNL di ulteriori 10 miliardi di metri cubi annui, con effetti positivi anche sui prezzi. Per quello di Piombino, che utilizza una banchina esistente, i tempi previsti sono entro la prossima primavera, mentre per quello di Ravenna, entro il 2023. I due impianti saranno utilizzati per sostituire il gas russo, non per aumentare i consumi di gas, che andranno comunque ridotti con azioni di consumo consapevole.
“La realizzazione e l’utilizzo dei due rigassificatori galleggianti sul territorio nazionale (Ravenna e Piombino) consentirebbe di ridurre ulteriormente la dipendenza dal gas russo(...)I due impianti saranno utilizzati per sostituire il gas russo, non per aumentare i consumi di gas, che andranno comunque ridotti con azioni di consumo consapevole"
Il ruolo dei cittadini sarà fondamentale tanto per la transizione quanto per superare al meglio l’emergenza energetica. Recentemente l’Enea ha elaborato uno studio sulla riduzione dei consumi residenziali. Può dirci qualcosa di più specifico?
Secondo lo studio ENEA con piccoli e ragionevoli accorgimenti possiamo abbattere di 2,7 miliardi di metri cubi il consumo di gas nazionale in pochi mesi, attraverso: la riduzione di un grado del riscaldamento (da 20 a 19) negli uffici e nelle abitazioni; lo spegnimento dei termosifoni un’ora prima in funzione delle aree climatiche italiane e con uno sforzo maggiore in quelle meno rigide; la riduzione di quindici giorni del periodo di riscaldamento.
Il Piano di risparmio gas del governo prevede anche il lancio a breve di una campagna di comunicazione ad hoc con l’obiettivo di informare, sensibilizzare e rendere consapevoli i cittadini anche dei risparmi importanti che possono essere ottenuti sulle bollette di gas ed elettricità; la loro partecipazione proattiva diviene essenziale, trattandosi in molti casi di azioni volontarie e/o comportamentali di non agevole controllo.
