ITALIA2026.EU

Al Paese serve “un’ondata di ristrutturazioni”, pianificate e con regole affidabili.

intervista a domenico massimino, imprenditore cuneese del settore edile e vice presidente nazionale di confartigianato

Con la revisione della Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia, la Ue ha rimarcato l’importanza del settore edile per il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal: arrivare nella UE ad avere parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050. Sappiamo, infatti, che nella sola UE gli edifici sono responsabili del 40 % del consumo energetico e del 36 % delle emissioni climalteranti (dirette e indirette) legate all’energia. In quest’ottica, l’Italia si è dotata di un Piano nazionale di ristrutturazione degli edifici?

Purtroppo nel nostro Paese da parte della Politica manca spesso una visione di lungo periodo e questo incide negativamente soprattutto sullo sviluppo economico. Non ci risulta che in questi ultimi anni, a fronte di un forte impulso verso la sostenibilità ambientale, sia stato approntato un piano organico di ristrutturazione degli edifici, piuttosto si è cercato di incentivare l’attività in modo trasversale, spalmandola sui vari livelli. Per comprendere meglio la situazione è importante specificare che l’edilizia si suddivide in tre fasce distinte: abitativa, pubblica e produttiva. Ognuna di queste avrebbe bisogno di interventi differenti e pianificati nel tempo. Per evitare la complessità dei distinguo, il Governo ha cercato di favorire l’efficientamento energetico attraverso i cosiddetti “Bonus”. Sisma bonus, eco bonus e il super bonus 110% hanno avuto indubbiamente effetti positivi sull’intero comparto costruzioni, facendo ripartire un settore martoriato da almeno 12 anni di crisi e per rimettere finalmente in sesto un patrimonio vetusto, inefficiente sotto il profilo energetico e non sicuro dal punto di vista delle misure antisismiche. I risultati sono stati ben visibili in termini di crescita del Pil, dell’occupazione e della riqualificazione sostenibile degli edifici. Ora la congiuntura complessa a livello internazionale rischia di far ripiombare nella crisi le tante nostre imprese che avevano appena ottenuto una boccata di ossigeno.

 

 

“Non ci risulta che in questi ultimi anni, a fronte di un forte impulso verso la sostenibilità ambientale, sia stato approntato un piano organico di ristrutturazione degli edifici, piuttosto si è cercato di incentivare l’attività in modo trasversale, spalmandola sui vari livelli"

Più in generale, stante la situazione nazionale, attraverso quali politiche il Paese riuscirà a realizzare quella che la Ue ha definito la Strategia “un’ondata di ristrutturazioni”?

Un pilastro fondamentale della tabella di marcia del Green Deal europeo è proprio rappresentato dall’ “ondata di ristrutturazioni” comunicata il 14 ottobre 2020 dalla Commissione europea. Una misura che nel nostro Paese è già stata avviata proprio con il varo dei Bonus, ed in particolare del Superbonus 110%. Secondo le stime europee di due anni fa, entro il 2030 la ricaduta sui territori avrebbe dovuto essere molto proficua in termini di occupazione e di sviluppo. Purtroppo, oggi con una guerra in corso, il caro energia e la difficoltà di reperimento delle materie prime, gli effetti del provvedimento dovranno essere probabilmente ricalibrati. Tuttavia, la spinta all’efficientamento energetico voluta dall’Unione Europea ha prodotto dei benefici significativi. Con il mese di agosto 2022 nel nostro Paese si è arrivati a 47 miliardi di Superbonus 110% e, considerato che c’è stato il prolungamento della misura anche per il 2023 e 2024, si presume per il futuro un’ulteriore impennata dei valori. Certo, servirebbe un piano più organizzato e soprattutto con un raggio d’azione più duraturo nel tempo e suddiviso per aree, anche nella distribuzione delle risorse. L’Italia ha un patrimonio edilizio molto diverso da altri paesi. Siamo una terra dalle radici millenarie, con centri storici di alto pregio e quindi gli interventi di recupero e ammodernamento energetico richiedono tempi diversi, maggiori risorse e soprattutto professionalità qualificate, sempre più introvabili.  

“C’è un grave problema riguardante la manodopera. Nell’edilizia i lavoratori specializzati stanno man mano andando in pensione senza che ci siano nuove leve a sostituirli. Dobbiamo prepararci ad un futuro del settore ad appannaggio esclusivo di lavoratori extracomunitari, poichè il lavoro in cantiere non risulta più attrattivo per i nostri giovani"

La convergenza globale non è delle migliori, con aumenti dei prezzi dell’energia e delle materie prime, nonché la messa a terra del Pnrr e realizzazione delle opere connesse ai bonus edilizi con tempistiche a brevissimo termine. Insomma, il comparto delle imprese edili è messo veramente a dura prova. Come si possono superare queste difficoltà?

Innanzitutto il Paese avrebbe bisogno di una maggiore stabilità politica e normativa. Non è pensabile dare sostegno alle imprese del settore edile con una regolamentazione, il superbonus 110%, che in due anni è stata modificata ben 14 volte, una ogni 52 giorni! Questo succede perché nel panorama “polverizzato” delle nostre forze politiche, ognuna, quando arriva ad avere voce in capitolo, provvede a cambiare ciò che è stato fatto dal suo predecessore. Le nostre imprese hanno invece bisogno di programmi a lungo termine per poter pianificare la loro attività e non sottostare a regole che spesso si dimostrano “inaffidabili” per l’esigua durata temporale. Ancor di più in questo frangente così difficile. L’aumento dei prezzi di energia e materie prime, dovuti da un lato a operazioni speculative e dall’altro a criticità internazionali, stanno erodendo alle aziende gli utili raccolti dopo la Pandemia; inoltre, c’è un grave problema riguardante la manodopera. Nell’edilizia i lavoratori specializzati stanno man mano andando in pensione senza che ci siano nuove leve a sostituirli. Dobbiamo prepararci ad un futuro del settore ad appannaggio esclusivo di lavoratori extracomunitari, poichè il lavoro in cantiere non risulta più attrattivo per i nostri giovani. E’ urgente che il futuro Governo comprenda appieno la necessità del nostro mondo produttivo di uscire dall’incertezza del domani, per confrontarsi con una maggiore coerenza normativa che gli permetta di programmare con fiducia nuove azioni ed investimenti imprenditoriali.

 

 

 

 

 

 

generico-dicembre-2020-30975

DOMENICO MASSIMINO

Vicepresidente nazionale di Confartigianato, imprenditore cuneese del settore edile

CATEGORIA

Ti può interessare