
LA STRATEGIA UE CONTRO LA CRISI ENERGETICA
intervista a CRISTIAN- SILVIU BUsOI, PRESIDENTE DELLA Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia DEL PARLAMENTO EUROPEO Presidente Busoi,
amministratore delegato della Valgrana S.p.a, presidente di Piccola Industria di Confindustria Cuneo
La situazione precaria delle forniture di gas ed energia, insieme alle materie prime, in Europa non è destinata a tornare alla normalità a breve. Per fortuna, secondo gli analisti ed economisti, è improbabile che il gas cresca in modo significativo anche nel 2023, dato il rischio di una conseguente recessione globale. Se così sarà, anche l’inflazione a ruota tornerà piano piano ai valori degli anni scorsi.
In questo scenario globale, l’Italia affronta un autunno, in cui noi imprenditori, prima di prendere ogni decisione, saremo costretti a guardare indici e valori finora poco considerati. Penso al Pun, il prezzo unico nazionale di acquisto dell’energia, o all’indice Ttf di Amsterdam che fissa i valori futuri del gas. Perché oggi leggiamo di valori di gas ed energia che pagheremo l’anno prossimo, la famosa “stabilità” che tutti invocano per programmare politiche e investimenti, in questo scenario mi sembra una chimera.
La politica nostrana certo segue dinamiche controverse a volte, ma i reali fattori destabilizzanti di questa fase storica, non nascono certo in casa nostra. Anzi, in questi mesi abbiamo saputo reagire in Italia e in Piemonte molto bene, prima al Covid-19 e poi agli aumenti di questi mesi legati al conflitto in Ucraina, passando per l’interruzione di numerose catene di forniture. Ora però siamo al “redde rationem”, alla resa dei conti: dall’assemblea nazionale del 23 settembre 2021, Confindustria a livello nazionale, regionale e locale ha messo in guardia contro tutti questi rischi, che poi puntualmente si sono concretizzati. Rispetto ad allora, la bolletta energetica della mia azienda mi costa in più ogni mese, l’equivalente di un bell’appartamento. E in Piemonte l’extra costo complessivo sarà superiore ai 5 miliardi. Ecco spiegato perché oggi molti lavorano in perdita, chi avendo le spalle larghe ha compresso i costi ma è chiaro che la coperta è sempre più corta, specie per le imprese più piccole, che rappresento in Piemonte.
Le manifestazioni violente di poche migliaia di contrari ai vaccini avvenute l’anno scorso, devono essere un monito. L’Italia non può permettersi leggerezze, proposte avventate o scelte compiacenti. Dobbiamo chiarire e programmare la politica energetica dei prossimi anni quanto prima, sganciandoci dai compromessi intrisi di Nimby, e avendo il coraggio di guardare anche al nucleare, come stanno facendo Stati Uniti e Giappone, per alimentare la decarbonizzazione, che non è rinviabile proprio come la transizione energetica nel suo complesso.
Massimi sistemi, si dirà. Eppure, se c’è una lezione che questi ultimi due anni ci hanno lasciato, è stata la dimostrazione plastica di come anche un’impresa come la Valgrana di Scarnafigi, è intrinsecamente connessa a ognuno di questi fattori macroeconomici. Perché, non aver fatto scelte cruciali per troppi anni, ci costringe oggi a rincorrere concorrenti che per il solo motivo di avere uno stabilimento in Francia o Slovacchia, pagano meno energia, gas e carburanti. In Italia non abbiamo nemmeno produttori di pannelli fotovoltaici, che quindi costano di più, e la burocrazia fa il resto. Nell’autunno che arriva, spero questi temi vengano affrontati a tutti i livelli, perché le soluzioni ci sono. Altrimenti anche queste elezioni saranno solo l’ennesimo giro di ballo gattopardesco.
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