ITALIA2026.EU

Pnrr per i piccoli Comuni: senza un supporto centrale, le risorse sono ipotetiche.

intervista a DANIELA LUISE, DIRETTRICE COORDINAMENTO AGENDE 21 LOCALI ITALIANE

Nella lotta ai cambiamenti climatici in ruolo degli Enti locali sarà dirimente. Quanto si è sviluppata negli ultimi anni l’azione degli amministratori locali nella realizzazione di un “territorio sostenibile” e qual è la situazione nazionale?

Il cambiamento climatico è un problema mondiale che richiede soluzioni a livello territoriale. Le città e le regioni sono in prima linea non solo nell’affrontare i cambiamenti climatici, ma anche nel ricercare soluzioni alla crisi climatica. Sono visibili ogni giorno gli sforzi incessanti messi in atto dalle comunità locali per attenuare gli impatti del riscaldamento globale e rafforzare la resilienza.
Gli enti locali e regionali attuano il 70% di tutta la legislazione dell’UE, il 70% delle misure di mitigazione dei cambiamenti climatici e il 90% delle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Secondo le informazioni pubblicate dal New Climate Institute nel dicembre 2020, le città e le regioni europee che si sono date obiettivi di azzeramento delle emissioni nette comprendono oltre 162 milioni di persone (ovvero il 36% della popolazione dell’UE).
L ‘importanza di una sussidiarietà attiva per le politiche in materia di clima e la governance multilivello sono fondamentali per garantire la neutralità climatica e coinvolgere i cittadini nel processo. In questo senso la campagna europea del Patto dei Sindaci è sicuramente un acceleratore della transizione climatica a livello locale e regionale. E’ uno strumento che dal 2008 ha stimolato i Sindaci ad impegnarsi prima nelle politiche di mitigazione e successivamente anche nelle politiche di adattamento ai cambiamenti climatici promuovendo l’impegno politico della città, il coinvolgimento di tutti i cittadini attraverso percorsi partecipati per condividere e far conoscere le politiche per il clima ed il supporto tecnico attraverso la predisposizione di strumenti tecnici utili alla redazione del Piano ed alla sua attuazione. purtroppo senza il supporto a livello centrale che è sempre stato piuttosto limitato. Purtroppo è mancato e continua ad essere piuttosto limitato il supporto centrale: esiste una Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici ma non un Piano che da ormai troppo tempo è redatto ma non ancora approvato in via definitiva. Anche alcune Regioni hanno approvato i propri piani andando ad individuare percorsi e supporto economico alle città, ma ancora molte regioni non hanno trovato una modalità operativa a supporto delle azioni che le città stanno già pianificando ed attuando.
Molte sono le città in Italia, di varie dimensioni, che hanno aderito al Patto dei Sindaci intuendo fin da subito che l’impegno politico e tecnico sarebbe stato fondamentale per attuare politiche climatiche Oggi l’azione per il clima è diventata un compito prioritario per i comuni che hanno dovuto iniziare ad agire a livello locale per tutela il proprio territorio ed i cittadini. Alcune delle preoccupazioni delle città riguardano il modo in cui i cambiamenti climatici possono incidere sulla pianificazione territoriale, lo sviluppo urbano, la salute umana e l’economia. L’iniziativa Green Deal a livello locale si prefigge anche di dare visibilità a ciò che le città e le regioni stanno facendo per accelerare la transizione verso la neutralità climatica. Lo scopo è stimolare altri enti territoriali a fare altrettanto, nonché incoraggiare altri enti ad accelerare le loro azioni in questo campo, perché ogni passo conduce alla meta. Il Green Deal europeo sarà realizzato solo mobilitando gli enti locali e regionali e dotandoli di fondi ad accesso diretto per realizzare gli investimenti prioritari di cui i cittadini hanno bisogno. Questa iniziativa mira a stimolare e ad accelerare una transizione verso l’energia pulita che porti a una ripresa giusta e sostenibile, per contribuire a far diventare l’Europa il primo continente a impatto climatico zero nel mondo. Gli obiettivi del Green Deal a livello locale sono i seguenti:

• mobilitare i leader locali e regionali d’Europa in modo che adottino misure per lottare contro i cambiamenti climatici;
• accelerare l’utilizzo dei fondi europei da parte degli enti locali e regionali e accrescere la realizzazione di progetti sostenibili finanziati dall’UE a livello delle comunità locali;
• porre in evidenza in che modo le regioni, le città e i piccoli comuni d’Europa guidano le azioni volte ad attenuare i cambiamenti climatici e ad adattarvisi;
• modificare e migliorare l’iter per l’elaborazione delle politiche dell’UE in modo da dare più voce alle città e alle regioni, al fine di assicurarne una maggiore efficacia nell’attuazione del Green Deal europeo e garantire il conseguimento degli obiettivi dell’UE in materia di cambiamenti climatici. Ma senza il supporto di tutti i livelli amministrativi le città da sole non riusciranno a raggiungere questi sfidanti obiettivi, tanto meno per le città di medie o piccole dimensione che sappiamo essere il maggior numero dei comuni in Italia.

 

 

 

"Oggi l'azione per il clima è diventata un compito prioritario per i comuni che hanno dovuto iniziare ad agire a livello locale per tutelare il proprio territorio ed i cittadini!

Uno degli obiettivi principali del NGEU è l’attuazione della transizione green, tuttavia, il nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza ha praticamente escluso (anche se non esplicitamente) i piccoli Comuni, che non sono beneficiari di molti importanti interventi. Cosa può fare di più e di diverso il legislatore nazionale e come possono attivarsi i Sindaci dei piccoli Comuni per diventare protagonisti della transizione?

Sappiamo che una parte consistente delle risorse europee del PNRR passerà per gli enti locali che saranno chiamati a presentare proposte ma che avranno anche un ruolo di primo piano nella realizzazione di opere pubbliche. Si stima che circa il 35-36 % delle risorse saranno gestite dagli enti locali. Questo aspetto tuttavia presenta una criticità importante in quanto gli enti locali e soprattutto i comuni in larga parte non hanno le strutture adeguate per rispondere in modo adeguato alla importante mole di finanziamenti e alle conseguenti procedure necessarie per poterli utilizzare nei tempi stabiliti che sono molto stretti in quanto dovranno concludersi entro il 31 marzo 2026. Altro aspetto fondamentale sarà dimostrare gli impatti significativi e concreti legati al miglioramento della qualità della vita delle persone, agli impatti ambientali ridotti, agli incrementi economici prodotti, per i quali sono richieste specifiche professionalità spesso non disponibili negli enti locali e che nonostante alcune deroghe previste nel PNRR, a cui non sarà possibile far fronte. Inoltre i comuni hanno perso molto personale negli ultimi anni e si sono impoveriti nelle competenze tecniche sia per il blocco delle assunzioni ma anche per la mancanza di formazione adeguata. A questo va aggiunto che i piccoli comuni hanno maggiori difficoltà rispetto agli altri enti locali mancando quasi completamente di competenze necessarie per poter accedere ai finanziamenti, questo è dimostrato dall’alto numero di richieste di accesso alla possibilità di assumere personale qualificato. Ma è evidente che il PNRR non sarà attuato e la sfida non sarà vinta se non sarà un’azione collettiva di tutto il Paese: l’ambito nazionale e regionale dovranno agire di concerto per supportare l’azione dei comuni anche semplificando la normativa se necessario. Il supporto del livello nazionale che oltre a mettere a disposizione importanti finanziamenti, deve mettere in condizione anche i più piccoli comuni di poter accedere ed utilizzare i finanziamenti PNRR che altrimenti resteranno solo ipoteticamente destinati al territorio.
I piccoli comuni da parte loro dovranno cercare di superare i campanilismi, aggregarsi per fare fronte comune e riuscire ad affrontare problemi locali comuni ottimizzando risorse umane e risorse economiche valorizzando nel contempo il territorio locale. Quindi l’opportunità del PNRR deve diventare una storia fatta di partecipazione, di collaborazione e di una comunicazione che abbatta l’asimmetria informativa che penalizza la cosiddetta “periferia” che, anche per questo, rischia la marginalizzazione. Se questo è vero per tutte le componenti dell’amministrazione è ancora più vero per gli enti territoriali ed in particolari per i Comuni. E questo non solo perché per queste amministrazioni passerà una fetta importante degli investimenti del PNRR, ma anche perché è proprio in questi ambiti che i cittadini e le imprese incontrano l’amministrazione, che si mediano gli interessi dei singoli per farli divenire interessi della comunità locale, che si sperimenta il vero cambiamento.

"i piccoli comuni hanno maggiori difficoltà rispetto agli altri enti locali mancando quasi completamente di competenze necessarie per poter accedere ai finanziamenti"

Parliamo di responsabilità ambientale. L’ambientalista Robert Swan ha efficacemente affermato che “la più grande minaccia al nostro pianeta è la convinzione che lo salverà qualcun altro”. Quali azioni si possono intraprendere per educare i cittadini al cambiamento sostenibile?

E’ ormai opinione condivisa che ogni persona abbia delle responsabilità dirette verso l’ambiente in cui viviamo, quanto meno in linea teorica. Spesso però non vediamo assumere dei comportamenti conseguenti a questo assunto, anzi troviamo alibi per delegare ad altri l’assunzione di responsabilità, sia che si tratti di altre persone che di enti pubblici con competenze specifiche nella tutela dell’ambiente. Il futuro del nostro pianeta è strettamente legato al concetto di sostenibilità, intesa da un punto di vista economico, sociale ed ambientale, che significa banalmente lasciare alle prossime generazioni un mondo ancora vivibile, non ineluttabilmente compromesso da un atteggiamento egoista ed indifferente, legato solo al proprio benessere presente. I cambiamenti climatici in corso, come dimostrato da questa ultima estate, ci stanno comunicando che dobbiamo agire in fretta e che questo cambiamento deve essere attuato da tutti indistintamente ognuno per i propri ruoli e competenze.
Considerando che siamo quasi 8 miliardi di abitanti sulla Terra, e si prevede una crescita sempre più esponenziale della popolazione nei prossimi decenni, è necessario che ogni singola persona su questo pianeta adotti comportamenti sostenibili in grado di contribuire al mantenimento e al ripristino, ove deteriorato, di un corretto rapporto tra uomo e ambiente. Ci sono molti modi in cui ciascuno di noi può dare il proprio contributo, creando le premesse per un cambiamento dei comportamenti non solo collettivi, ma che anche individuali che contribuiscono a migliorare il rapporto tra ambiente e l’impatto delle azioni umane.
Non è più possibile – ammesso che lo sia mai stato – pensare alla sostenibilità come a una questione riguardante un futuro e un altrove più o meno prossimi. La sostenibilità ha una temporalità e una spazialità totalmente diverse dal passato è qui e oggi ed è quindi inevitabile trovare il modo corretto per agire.
Per questo motivo è necessario analizzare le relazioni che legano i diversi elementi, anche apparentemente lontani per capire le inter-relazioni. E questo vale per tutti i livelli che prendiamo in considerazione: l’interconnessione globale tra ecosistemi così come, a piccola scala, la realtà di una singola azienda, nella quale non è possibile considerare e agire separatamente sulle singole parti, pena la perdita di comprensione e controllo sul sistema nel suo complesso. Agire per la sostenibilità è innanzitutto presa di coscienza ed iniziare ad agire di conseguenza.
Gli enti locali ed i comuni in particolare da molti anni realizzano iniziative importanti promuovendo campagne di comunicazione ed informazione rivolte ai cittadini, l’educazione alla sostenibilità nelle scuole, l’attivazione di percorsi partecipati per condividere obiettivi e progetti comuni da realizzare nel territorio, spesso dedicando piccole risorse locali. E’ ovvio che tali risorse andrebbero potenziate e destinate anche a rendere condivisi, a partire dalle scelte iniziali, i progetti finanziati dal PNRR. Solo attraverso percorsi di condivisione si riesce a creare responsabilità e assunzione di comportamenti adeguati.
Sono state studiate ed individuate strategie di comunicazione basate sul paradigma generativo per superare il modello meccanicistico e trasmissivo attualmente dominante che danno degli ottimi risultati. Questo perché i risultati di una comunicazione basata sulla presunzione che le soluzioni siano già date, e che si debba persuadere le persone ad adottarle sono sotto gli occhi di tutti. Al contrario, la diffusione di comportamenti sostenibili (da parte degli individui, dei gruppi, delle aziende e delle istituzioni) e il superamento del “paradosso della sostenibilità” sarà possibile soltanto riducendo la frattura diventata estremamente profonda tra la scienza, da un lato, ed i comportamenti diffusi, dall’altro. Strategie basate sulla costruzione di comunità, sull’ascolto attivo e sull’assunzione di un ruolo proattivo da parte dei destinatari delle normative, sono gli unici strumenti per garantire una reale e consapevole adesione ad un modo sostenibile (e quindi innovativo) di relazionarsi con la natura, con il resto della comunità e con le generazioni future.
Soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli della generazione futura” è il diktat dei nostri tempi: questa è infatti la definizione di sviluppo sostenibile, oggi divenuta obiettivo globale attraverso l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, documento divenuto riferimento internazionale sul percorso da seguire per raggiungere la sostenibilità che garantisca equità sociale, un’economia basata sul diritto di tutti e attenzione per l’ambiente. Gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile (Sustainable development goals, SDGs) mirano ad affrontare un’ampia gamma di questioni relative allo sviluppo economico e sociale, includendo la povertà, la fame, il diritto alla salute e all’istruzione, l’accesso all’acqua e all’energia, il lavoro, la crescita economica inclusiva e sostenibile, il cambiamento climatico e la tutela dell’ambiente, l’urbanizzazione, i modelli di produzione e consumo, l’uguaglianza sociale e di genere, la giustizia e la pace
Ma perché è così importante perseguire questo fine? I 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile definiscono un nuovo modello di società, secondo criteri di maggior responsabilità in termini sociali, ambientali ed economici, finalizzati ad evitare il collasso dell’ecosistema terrestre. E in questo disegno tutti possono fare la loro parte, dalle aziende ai consumatori finali.

 

DANIELA LUISE

Direttrice Coordinamento AGENDE 21 locali italiane

CATEGORIA

Ti può interessare