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La transizione in Agricoltura? Passa dalle scelte dei Consumatori

intervista a franco ferroni, responsabile agricoltura del wwf italia e portavoce della coalizione #cambiamo l'agricoltura

Dott. Ferorni, qual è l’impatto a livello globale del settore agro-alimentare rispetto ai cambiamenti climatici?

Secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’IPCC il settore agro-alimentare è responsabile del 23% delle emissioni globali di gas climalteranti. Il 18% è attribuibile alle filiere zootecniche responsabili dell’emissione di metano e protossido di azoto molto più dannosi della CO2 e responsabili della deforestazione in particolare nelle aree tropicali (la deforestazione dell’Amazzonia oggi è causata essenzialmente dall’allevamento del bestiame e dalla coltivazione della soia destinata ai mangimi). Secondo ISPRA in Italia l’agricoltura contribuisce solo per il 7% delle emissioni dei gas climalteranti ma questo dato non considera le emissioni indirette, cioè quelle legate alla produzione di pesticidi e fertilizzanti e alla logistica le cui emissioni vengono attribuite all’industria. Va evidenziato che se da una parte l’agricoltura è responsabile in parte del cambiamento climatico una buona agricoltura può contribuire alla mitigazione grazie alla straordinaria capacità del suolo di catturare carbonio se gestito con criteri agroecologici.

 

“se da una parte l'agricoltura è responsabile in parte del cambiamento climatico una buona agricoltura può contribuire alla mitigazione grazie alla straordinaria capacità del suolo di catturare carbonio se gestito con criteri agroecologici"

Se vogliamo passare da uno “sviluppo insostenibile della Natura” ad un concetto di “sostenibilità della Natura”, le azioni politiche non sono sufficienti. Per avviare una reale trasformazione dei processi produttivi e dei consumi agricoli, occorre creare ad un nuovo “patto” tra legislatore, territorio, operatori agricoli e cittadini. Da dove cominciamo?

 Il principale motore della transizione ecologica dell’agricoltura sono e saranno sempre di più i consumatori responsabili attraverso una trasformazione delle diete individuali. E’ impensabile poter ridurre, ad esempio, il numero degli animali allevati senza una riduzione significativa del consumo di carne ed altri prodotti di origine animale. Insieme ai cittadini consumatori devono però agire le “politiche” in particolare in Europa la PAC per poter sostenere una transizione ecologica compatibile con la sopravvivenza delle aziende agricole, in particolare le più piccole. Purtroppo la PAC attuale e quella che entrerà in vigore da gennaio 2023 va esattamente nella direzione opposta premiando le grandi aziende agricole e modelli produttivi lontani dalla vera sostenibilità. I soldi pubblici della PAC dovrebbero premiare gli agricoltori più virtuosi che mettono in pratica i principi dell’agroecologia, come avviene con l’agricoltura biologica. Siamo ancora lontani da una PAC sostenibile ed efficace per una vera transizione ecologica. Gli agricoltori, infine, dovrebbero essere attori fondamentali della transizione ecologica ma oggi sono ingessati tra i condizionamenti delle potenti lobby dell’agricoltura convenzionale industriale e un ritardo culturale dovuto, in Italia in particolare, ad una elevata età media degli operatori (sopra i 60 anni di età) con una bassa scolarizzazione, poco propensi al cambiamento e alle innovazioni.

 

 

“Il principale motore della transizione ecologica dell'agricoltura sono e saranno sempre di più i consumatori responsabili attraverso una trasformazione delle diete individuali"

Siamo nel pieno della transizione ecologica, eppure si sente poco parlare dell’importanza della biodiversità in agricoltura. Come mai? Cosa sarebbe auspicabile?

Il ruolo della Natura e della sua biodiversità nel settore primario è purtroppo molto sottovalutato, per non dire ignorato, dai dirigenti delle Associazioni agricole e dalla maggioranza degli agricoltori. Un esempio palese di questa sostanziale “ignoranza” è stata la richiesta delle deroghe delle norme ambientali della condizionalità della PAC nel 2022 e 2023, in particolare la BCAA 8 sulle aree naturali all’interno delle aziende agricole. Queste superfici agricole sottratte alle colture da reddito e riconsegnate alla Natura vengono considerate improduttive ignorando il ruolo essenziale che queste aree destinate alla tutela della biodiversità svolgono per la produzione di servizi ecosistemici indispensabili per la stessa agricoltura, come ad esempio l’impollinazione e la ritenzione idrica dei suoli. Recenti studi hanno confermato che la presenza di aree naturali nelle aziende agricole aumenta anche le produzioni delle colture da reddito e riduce l’esigenza di trattamenti con prodotti chimici di sintesi, oggi sempre più costosi perchè dipendenti dal prezzo del petrolio e gas. La soluzione si chiama “agroecologia” ma per il suo sviluppo è necessaria una rivoluzione culturale nel mondo agricolo, con un aumento delle conoscenze scientifiche e delle buone pratiche. La speranza di questo cambiamento dell’agricoltura è nelle mani dei giovani. Molti giovani agricoltori dimostrano attenzione per le pratiche agroecologiche e scelgono la strada del biologico e della multifunzionalità delle loro aziende agricole. La loro elevata scolarizzazione faciliterà inoltre l’utilizzo delle tecnologie digitali che possono facilitare la transizione ecologica, ma con attenzione a non sopravvalutare il ruolo della tecnologia che deve sempre essere accompagnata da un cambio di paradigma. Vanno poi evitate le cattive tecnologie, come le NBT-TEA (Nuove Bio Tecnologie o Tecniche di Evoluzione Assistita) che rappresentano l’ennesima trappola per assicurare il controllo delle filiere agro-alimentari da parte di poche grandi multinazionali e delle potenti corporazioni agricole. La transizione ecologica dell’agricoltura sta diventando una vera lotta per la libertà, l’autodeterminazione degli agricoltori e per la sovranità alimentare. Tutti i movimenti, le Associazioni, gli agricoltori innovativi ed i consumatori che condividono la strada dell’agroecologia devono lavorare insieme per promuovere una vera transizione ecologica. E’ questa la missione della Coalizione italiana #CambiamoAgricoltura che riunisce oltre 90 diversi soggetti ed opera in sinergia con altre reti e coalizione attive in molti paesi europei. Lavorando tutti insieme sarà possibile cambiare l’agricoltura ed i sistemi alimentari a livello locale e globale.

 

 

FRANCO FERRONI

Responsabile Agricoltura WWF Italia e Portavoce della Coalizione #Cambiamo l'Agricoltura

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