intervista a giuliano cazzola, economista e giuslavorista
Prof. Cazzola, il prossimo autunno si preannuncia carico di incertezze e oltremodo difficile per il nostro Paese. In questa congiuntura globale permeata dal conflitto in Ucraina, dalla crisi energetica, dalla scarsità delle materie prime e dall’impennata dell’inflazione, dalle conseguenze dei cambiamenti climatici, quali sono i rischi a cui il Sistema Paese va maggiormente incontro?
E’ difficile fare previsioni perché ciò che accadrà nei prossimi mesi, anzi nelle prossime settimane in larga misura non dipende da noi. La crisi dell’energia è come il covid-19, con l’aggravante che ci vuole molto più tempo per trovare un vaccino e l’epidemia non è un fatto naturale determinato da un virus, ma la gestione del contagio è in mano ad un tiranno criminale come Putin che usa la dipendenza energetica dell’Europa come un’arma micidiale. Il nostro Paese ancora per un paio mesi (le Camere elette sono convocate il 15 ottobre) è come un auto col motore in folle. Spero che gli italiani si rendano conto del danno provocato (per commissione od omissione da diverse forze politiche) con la crisi del governo Draghi. Viviamo in tempi in cui i problemi non vanno in ferie e un governo in carica per l’ordinaria amministrazione non ha molte possibilità di azione (anche se è vero che Draghi si prenderà tutto lo spazio possibile). Intervenendo al Meeting di Rimini Draghi ha ricordato: ‘’In pochi mesi, abbiamo ridotto in modo significativo le importazioni di gas dalla Russia, un cambio radicale nella politica energetica italiana. Abbiamo stretto nuovi accordi per aumentare le forniture – dall’Algeria all’Azerbaigian. Gli effetti sono stati immediati: l’anno scorso, circa il 40% delle nostre importazioni di gas è venuto dalla Russia. Oggi, in media, è circa la metà. Abbiamo accelerato lo sviluppo delle rinnovabili – essenziali per ridurre la nostra vulnerabilità energetica, per abbattere le emissioni’’. Proseguendo su questa linea l’Italia potrebbe divenire autonoma dalle forniture russe già nel 2024. Ma il problema è quello del prezzo, che aumenta a vista d’occhio per una normale questione di mercato. Se non si trova una soluzione per questo problema la Russia si trova ad avere le stesse entrate anche se vende meno gas perché la minore quantità fa aumentare il costo. C’è molta fiducia nel price cup, ma è difficile da concordare, poi certezze non ve ne sono. Ma il costo dell’energia – ai livelli a cui è arrivato – è insostenibile per le imprese e per le famiglie. A questo proposito il governo ha già stanziato circa 50 miliardi senza scostamenti di bilancio. Ma fino a quando si potrà andare avanti così? Si deve essere preoccupati da quello che potrebbe succedere in Italia il prossimo autunno, quando la combinazione tra inflazione molto alta, costi dell’energia molto alti, salari molto bassi potrebbe mettere l’Italia di fronte a un problema a due facce: da un lato un mercato del lavoro fiaccato non solo dal lavoro che non si trova, ma anche da quello che si rifiuta; dall’altro un potere d’acquisto dei cittadini ridotto all’osso
“Si deve essere preoccupati da quello che potrebbe succedere in Italia il prossimo autunno, quando la combinazione tra inflazione molto alta, costi dell’energia molto alti, salari molto bassi potrebbe mettere l’Italia di fronte a un problema a due facce: da un lato un mercato del lavoro fiaccato non solo dal lavoro che non si trova, ma anche da quello che si rifiuta; dall’altro un potere d’acquisto dei cittadini ridotto all’osso"
In questo contesto, come andrebbe ripensato il welfare italiano, tra assistenzialismo e politiche attive?
La scelta è purtroppo facile. Se manca il pane non possiamo sostituirlo con le brioches. Ci sono nei programmi elettorali proposte, soprattutto in materia di pensioni, che sono impraticabili non solo per questioni di costi, ma anche di credibilità del nuovo governo, che – non dimentichiamolo – sarà guardato a vista dalle istituzioni europee e vigilato dai mercati finanziari (già si parla di un’aggressione speculativa in preparazione). I mille euro come trattamento minimo non li reggeremmo, come pure non reggeremmo ciò che continua a predicare Salvini sull’abrogazione della riforma Fornero. E’ ora di rientrare nei ranghi, sia pure nella consapevolezza che le ‘’devianze pensionistiche’’ introdotte dal governo giallo-verde finiranno solo il 31 dicembre 2026. La legge di bilancio 2023 sarà preparata in fretta e dovrà puntare all’essenziale; magari sarà necessario rifinanziare un Cig da crisi energetica. Poi c’è da tenere il passo con gli adempimenti del PNRR. Io non vedo la presenza di una minaccia nella richiesta di un aggiustamento degli obiettivi che proviene dal centrodestra. E’ una riflessione che ha compiuto anche la Corte dei Conti in un recente (1° agosto) rapporto di valutazione dell’esecuzione del PNRR. Secondo la magistratura contabile: ‘La valutazione complessiva sulla condotta osservata dalle Amministrazioni centrali è complessivamente positiva, ciò non toglie, tuttavia, che sotto il profilo sostanziale sono emerse criticità fatte rilevare nei singoli rapporti’’.
“Le aziende individuano in questa distorsione del mercato del lavoro uno dei più gravi limiti per condurre una normale attività produttiva. Le aziende non chiudono solo per il caro bollette, ma anche per le difficoltà di assumere. E questo problema è trattato con troppa sufficienza"
Con la crisi aumentano anche le disuguaglianze nel mondo del lavoro, con fasce di lavoratori che si trovano in una situazione di sempre maggiore vulnerabilità. Come rischia di impatterà questa situazione a livello socio-economico e quali soluzioni sono auspicabili?
Se sarà possibile evitare che la situazione precipiti, gli indicatori dell’economia non sono negativi. Come ha ricordato Draghi a Rimini a giugno di quest’anno c’erano 900mila occupati in più rispetto a febbraio del 2021 di cui quasi il 40% con contratti a tempo indeterminato.Il mercato del lavoro italiano continua però a essere caratterizzato da stipendi bassi e precarietà diffusa, soprattutto tra i giovani. La pandemia e il ritorno dell’inflazione hanno colpito in modo particolarmente severo i più deboli. Tuttavia, l’aumento dei posti di lavoro, il taglio delle tasse per le famiglie, le corpose misure di sostegno hanno permesso di frenare l’aumento delle diseguaglianze. Il governo si è mosso in modo particolare per sostenere le famiglie. Con la riforma dell’IRPEF e l’assegno unico per i figli il governo ha stanziato a regime quasi 14 miliardi in più per le famiglie, riorganizzato e semplificato i benefici fiscali. A mio avviso, il primo obiettivo a cui provvedere sul versante delle politiche attive riguarda il mismacht tra domanda e offerta di lavoro. Le aziende individuano in questa distorsione del mercato del lavoro uno dei più gravi limiti per condurre una normale attività produttiva. Le aziende non chiudono solo per il caro bollette, ma anche per le difficoltà di assumere. E questo problema è trattato con troppa sufficienza. Concordo con quanto ha detto in una recente intervista Luca Cordero di Montezemolo: “Il tema riguarda il lavoro che c’è, e che nessuno vuole, e riguarda i salari che ci sono, per i quali tutti dovremmo combattere per non accontentarci di quello che c’è. E’ questa ‘’una battaglia di civiltà – ha affermato inoltre, l’imprenditore – come tutte le battaglie di civiltà occorre affrontarle con serietà, con occhio fermo e con poca ideologia’’.

GIULIANO CAZZOLA
Economista e giuslavorista