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Speculazioni fuori controllo e il rischio stagflazione

intervista a Angelo deiana, economista e presidente di confassociazioni

Presidente Deiana, il mondo produttivo italiano è fortemente preoccupato per l’impennata dei costi dell’energia. A ciò aggiungiamo che, nella migliore delle ipotesi, avremo un nuovo Governo non prima della fine ottobre e in Europa si fatica a trovare una strategia comune per far fronte alla crisi energetica. Che scenari, economici e sociali, ci sono all’orizzonte?

Scenari abbastanza cupi. Nel quadro attuale dovremmo aver finalmente capito il valore della globalizzazione: chi non ha materie prime o forza lavoro a basso costo ha maggiore convenienza a comprare tali beni o servizi fuori piuttosto che produrli in casa. E sarà sempre più così, nuova guerra fredda o meno. Altro che reshoring autarchico di cui tutti parlano. Sempre, naturalmente, che il mondo abbia capito che, come nella finanza, nelle materie prime o nell’energia, la globalizzazione va comunque gestita attraverso diversificazione e risk management. E, dunque, niente cigni neri imprevedibili: siamo nell’era dei cigni bianchi. La Banca Mondiale aveva 320 milioni di dollari di bond sul rischio pandemia che scadevano il 15 luglio 2020. E che Putin facesse guerre era un dato di fatto per il suo track record precedente. Come dire: cigni neri, zero. Stiamo scontando un solo grande peccato: quello di non aver fatto vero risk management a livello globale.

Come sta cambiando l’economia globale e come sta reagendo il sistema finanziario? Intravede il rischio di una spirale recessiva?

I mercati si fanno sulle aspettative. Per questo come per il colesterolo, nella fase attuale, bisogna distinguere tra l’inflazione buona e quella cattiva. La prima, quella buona, deriva da fiammate improvvise di crescita economica. L’inflazione del 2021 nel sistema USA è stata un’inflazione di crescita che avrebbe avuto effetti temporanei perché, nonostante l’aumento dei prezzi, non avrebbe distrutto nel medio periodo domanda aggregata. L’inflazione UE è, invece, un’inflazione distruttiva da costi dove la speculazione gioca un ruolo strategico. In questo ambito, le banche centrali sono in ritardo. Per combattere la nostra inflazione da costi dovremmo rischiare, anche per il nostro Paese, una recessione che, speriamo, non sarà troppo profonda, ad atterraggio morbido.

"bisogna distinguere tra l’inflazione buona e quella cattiva. La prima, quella buona, deriva da fiammate improvvise di crescita economica. L’inflazione UE è, invece, un’inflazione distruttiva da costi dove la speculazione gioca un ruolo strategico.

L’Occidente, almeno fino ad oggi, ha dato prova di riuscire a risollevarsi dalle crisi: penso a quella energetica degli anni 70 e alla “grande crisi” del 2008. Riusciremo (e come) ad essere resilienti anche di fronte a questa crisi globale?

Una domanda di grande profondità. Per questo il problema vero è l’inflazione cattiva del 2022, quella generata dalla speculazione sull’energia nella UE, e dalle aspettative per la guerra e nella guerra che hanno portato i prezzi verso aumenti immotivati nei servizi finanziari, nella logistica, negli alimentari. Si tratta di una speculazione enorme, anche perché qualcuno sta tentando di recuperare quanto aveva perso durante la pandemia. Un fenomeno pericoloso perché genera una crescita dei prezzi che interagisce con i costi di produzione e con i salari. Il risultato possibile è proprio la stagflazione, la spirale di inflazione alta senza crescita, il vero colesterolo cattivo che nessuno vuole. Per questo, l’Occidente e, soprattutto, la UE deve trovare una risposta comune. Questa è la vera risposta per un futuro migliore.

"qualcuno sta tentando di recuperare quanto aveva perso durante la pandemia. Un fenomeno pericoloso perché genera una crescita dei prezzi che interagisce con i costi di produzione e con i salari"

Con la guerra in Ucraina i riflettori sono accesi sul Vecchio Continente, che sta soffrendo maggiormente le conseguenze del conflitto. Che succede nel resto del mondo e come stanno cambiando le dinamiche geopolitiche?

Domande importanti che richiedono risposte altrettanto importati. C’è ancora tempo per ribaltare questo scenario negativo? Non tanto perché alle banche centrali spetta il compito di ridurre la velocità di circolazione della moneta, e ai governi il compito di non far crescere troppo i prezzi perché questo innescherebbe la pericolosa spirale salari/prezzi. Ma tutto questo potrebbe portare a una riduzione della crescita e a un possibile aumento temporaneo della disoccupazione, a meno di non procedere ad un nuovo scostamento di bilancio. Sul quale però dobbiamo essere molto prudenti per due motivi molto concreti.Il primo è che il nostro Paese ha preso tutta la quota possibile del PNRR: dei 191 miliardi di cui circa 80 a fondo perduti, gli altri circa 111 sono a debito che sarà pure a lungo periodo, “tripla A”, ma sempre debito rimane. Il che vuol dire che tutto il resto va restituito. Ma, affinché questo debito sia “debito buono”, bisognerebbe crescere almeno del 4% nel 2023 e del 3% medio per il 2024, 2025 e per il 2026. I calcoli originari del Governo erano stati fatti bene perché si pensava di crescere almeno del 4,2% durante il 2022. Purtroppo, è arrivata la guerra. E ciò renderà poco sostenibile il debito. Per questo occorre muoversi subito come stanno facendo (in ritardo) FED e BCE. Altri ritardi produrranno solo ulteriori crisi profonde.

 

 

 

 

ANGELO DEIANA

Economista , presidente di CONFASSOCIAZIONI

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